mercoledì 10 gennaio 2024

Verso le miniere

 

Nel consumare il nostro pasto abbiamo modo di assaporare questo microcosmo che è Moderation.
Scopriamo che Gabriela è identica alla consorte sig. Lizard McFayden, il più grande proprietario terriero della zona, uomo oltremodo influente in città. Trovo inverosimile che una persona di tratti così unici possa avere sosia, non senza motivo, sicuramente è una cosa da indagare.
Il cuoco è cinese e si pone come un buffo sciroccato isterico alle cui minacce non si da troppo peso, mi viene il dubbio che i paesani non prendano troppo sul serio nessun cinese in genere.
Lo sceriffo viene a proporci un lavoro: verificare perché si sono persi i contatti con le vicine miniere d'argento, la propone come una noiosa missione in cui preferisce pagare forestieri squattrinati anziché privarsi dell'insistenza di un paio di vice per qualche giorno.
Incombe forse qualche minaccia per cui vuole avere tutti gli uomini in città? È spavaldo, ma non è sciocco, non così tanto da ammetterlo.
Ne approfitto per punzecchiarlo sul suo fare da spaccone ed ho conferma che probabilmente i bianchi del posto non prendono sul serio nessuno che abbia gli occhi a mandorla, userò questa cosa a mio favore, se necessario.
Accettiamo l'incarico, 10 dollari a testa fanno comodo a tutti almeno quanto poter essere subito bene accettati dalla comunità, visto che non ce ne sono altre per miglia e miglia.
Per raggiungere la miniera ci affidano due cavalli ed un carretto con cui ci districhiamo in un groviglio di crepacci e canyon tale che è solo grazie alle capacità di scout di Gabriela che manteniamo la giusta via.
A poche ora dalla miniera scorgiamo in lontananza degli avvoltoi volteggiare su qualcosa che ostruisce la via, temendo una trappola mi butto di soppiatto ad un lato del canalone e affianco il nostro convoglio nascosto tra le rocce: se vogliono tenderci un imboscata avranno una sorpresa agrodolce a coglierli alla spalle.

lunedì 18 dicembre 2023

Arrivo a Moderation

 Il nostro viaggio verso Moderation si conclude senza  intoppi,  sebbene Corvo Nero abbia dovuto viaggiare sul tetto  della carovana poiché questa non era letteralmente all'altezza della sua statura. Ciò  nonostante al nostro gigante indiano non sembra essere dispiaciuta la sua sistemazione panoramica.

In città ad accoglierci, probabilmente come di routine abbiamo lo sceriffo  pronto ad aggiornarsi sui nuovi arrivati, o perlomeno notificare a questi ultimi che la legge c'è ed ha il  suo volto.

Infatti  appena scaricato lo speleologo incosciente, i tre visi pallidi della compagnia vengono interrogati  dallo sceriffo  con domande cui però non sembra  importargli troppo delle risposte. 

immagino che realizzato che il malcapitato non era messo troppo male aveva anche perso ogni eventuale pretesto per bandirci dalla città. 

Ci sarebbe da chiedersi il motivo per cui non abbia quasi interagito con me e Corvo Nero, ma più urgente è  la necessità di rifocillarsi, quindi, affidato lo speleologo al medico di paese, ci rechiamo con passo deciso, ma ordinato al saloon, dove si entra solo senza armi: una scelta saggia per chi crede che le cose più letali siano le pistole.


Varcata la soglia del Regina Rossa tutti gli sguardi sono su di noi, o meglio su Gabriela, che per quanto sia affascinante mi stranisce che possa essere più appariscente di un gigante indiano con un corvo in testa.

Al fondo della grande sala un bancone e sopra di esso un soppalco con un voluminoso ritratto di una conturbante signora, che appare ancora più conturbante dal vivo, appoggiata al soppalco, sotto al ritratto: La Regina Rossa, che ci dà il benvenuto nel suo regno.

I miei occhi a mandorla si fanno tondi come quelli di un barbagianni per meglio contemplare quella volpe di fuoco, mentre seguo per inerzia gli altri nel sedermi al tavolo indicatoci.

sabato 2 dicembre 2023

I nuovi eroi

 

Correndo alla latrina raccolgo una manciata di sassi, se quella che incombe è minaccia saprò gestirla, se avrò modo di farla avvicinare abbastanza. 
Da dentro la latrina sento esplodere uno strano colpo di pistola, no, non è un colpo solo, sono due colpi esplosi in rapidissima successione.
Quando i cavalieri potrebbero essere nel mio raggio d’azione apro la porta della latrina, ma il pericolo sembra passato: due corpi sono a terra esanimi, erano solo lestofanti mal travestiti da indiani.
Il pistolero chino su di loro raccoglie per se uno dei loro fucili mentre più in là la donna infila la pistola nella fondina. 
È stata lei a sparare! Da una distanza considerevole! 
Lo sventurato che scappava dai lestofanti truccati ha solo ferite superficiali, ma è svenuto, probabilmente sfinito dall'inseguimento: sembra uno di quelli che scavano la terra in cerca di tesori ignari dei pericoli che essa può celare. Il prete lo raggiunge apparentemente bramoso di elargire un’estrema unzione, ma poi realizzo che le sue preghiere servono a curargli le ferite e non a spianargli la via per l’oltretomba. 
A questo punto ci presentiamo:
Il gigante indiano si chiama Corvo Nero, sembra gentile, forse è anche saggio, di certo è taciturno, come molti saggi.
La pistola fumante appartiene a Gabriela Vasquez, Un'avventuriera? Un'esploratrice? Una che se volano pallottole sicuramente è meglio avere di fianco che di fronte.
Il prete è Padre Ralph, il fatto che abbia curato le ferite del fuggitivo prova che è veramente uomo di fede, ma non sfoglia mai la sua bibbia oltre le prime pagine, forse non è ancora arrivato alla parte del porgere l'altra guancia: meglio non chiedere.
Il pistolero si chiama John McClaine, accento di uomo del sud, malgrado sia anch'egli taciturno, il suo silenzio sembra osteggiare ai quattro venti l'archetipo del giustiziere solitario in cui presumo si riconosca.
Ci curiamo di legare la cavalcatura del superstite ed il suo somaro alla coda della diligenza: da queste parti la vita di quelle due bestie vale sicuramente più di quella di chi le conduce.
Curiosando tra le masserizie fissate al somaro ci incuriosisce tutti un guscio di tartaruga gigante.
Avvicino l'orecchio come se fosse una conchiglia, tra il rumore del mare mi sembra di sentire un nome... Luisio...
Riaccosto una seconda volta l'orecchio e sento solo il rumore del mare, forse quei fagioli mi hanno provato più di quanto pensassi.
Ancor più incredibile è che tra persone così diverse si sia deciso spontaneamente, all'unanimità, di portare con noi il fuggitivo ed il suo bagaglio: scampare ad un agguato 6 contro uno per finire avvelenati da un piatto di fagioli ad Altamira sarebbe un destino troppo beffardo.
Così, noi cinque viandanti ci accolliamo il fuggitivo, stretti su di una carovana proseguono per Moderation
“Noi cinque viandanti”, perché uso la parola “noi”? Appena conosciamo i nostri nomi.
Forse che un catorcio messo insieme con parti raccolte a casaccio qua e là stia partendo per un'avventura che intuisce, ma ancora non conosce?

venerdì 1 dicembre 2023

Nel selvaggio West

Diario di Kung Lao

29_novembre 1883

Il lungo viaggio verso Moderation procede lento, senza imprevisti.
Divido la carovana con uno strano prete seduto di fronte a me, mi sembra più avvezzo a celebrare funerali che battesimi, invece al mio fianco siede una donna dall'aria severa, ma non ostile, il cui sguardo mi è imperscrutabile.
I suoi tratti un po’ indiani, un po’ messicani, le donano un insolito quanto affascinante aspetto, ma non mi aiutano a decifrarne il carattere.
Giunti allo sperduto insediamento di Altamira ci fermiamo un’ultima volta per fare abbeverare i cavalli.
In questo misero agglomerato di catapecchie fatiscenti emerge una bettola, povera di vivande, ma ricca di polvere.
Entrato per ripararmi dal sole cocente scorgo, seduti al più defilato dei tavoli, un'improbabile accoppiata: un mastodontico gigante con un tomahawk grande come una Guan Dao (la temibile alabarda shaolin), mi chiedo se non sia proprio il gigante Pangu, che con la sua ascia ruppe l’uovo cosmico per separare lo Yin e lo Yang e cominciare la creazione del mondo.
Ha un corvo imbalsamato per copricapo e così ricordo di non essere più in Cina e lui è certamente un nativo.
Osservo al suo fianco un pistolero che sembra quasi sprofondare nella sedia, forse annoiato dall'attesa della diligenza, forse sfiancato dallo sforzo di apparire lui il vero duro nel locale.
Sono così affamato da andare dritto dall'oste per rifocillarmi con quello che prevedo essere il peggior pasto della mia vita, o almeno della mia vita fino ad ora.
L'oste mi serve un paiolo di fagioli all’altezza delle mie terribili aspettative: ci vuole del talento per riuscire a cucinarli contemporaneamente crudi, bruciati e insipidi; mi sciacquo la bocca con un intruglio dal colore opaco, spento, che ha chiamato "vino di queste parti"
Bleah!
Mangio altri fagioli per sciacquare il sapore del "vino di queste parti".
Finito di mangiare mi accorgo che sono tutti fuori dal locale, mi incammino e noto in lontananza un uomo al galoppo seguito da mezza dozzina di minacciosi cavalieri indiani armati di fucile: mi prende un’improvvisa stretta allo stomaco.
Sarà paura?
No, sono i fagioli.